8.
In viaggio le teste si reclinano in convulsi rimbalzi sulle spalle accartocciate dentro ergonomici sedili di schiume poliuretaniche, resistendo alla deriva che la velocità regala alla massa corporea nel sonno da corpo morto di sonno, dondolando le cervici in danze non sognate. Operai del trasporto pubblico, sia di prima che di seconda classe, cedono l’insonnia allo sfinimento spossato della stanchezza.
Affianco a me un manager improvvisa la sua valigetta ventiquattrore a banchetto sulle ginocchia rattrappite nello stampo della scrivania del suo ufficio. Sostiene il suo computer portatile, mentre è lanciato in telefonate con cuffietta e risponditore automatico. Azzarda un italiano involuto e stupidamente vuoto per un non iniziato alla sua ditta, in telefonate frammentate dalle gallerie, interrotte e riallacciate, riprese da capo, noia pura della ripetizione dello “… Stavamo dicendo….”. Fino all’esaurimento delle pile al litio che devono aver innestato sotto la sua corteccia celebrale, sacrificando spazio alla materia grigia, in qualche corso di aggiornamento aziendale di psicologia di vendita all’americana “door to door”. Finalmente cede, è scarico, si addormenta, adagiandosi sulla mia spalla: fino a quel momento era sembrato un corpo imbalsamato, ginocchia strette come un centrino inamidato, ora invade il mio spazio già ristretto dall’ottimizzazione di un progettista designer del mio sedile, e sogna su di me, sua moglie.
Solo un dito, il suo dito indice solo, continua epiletticamente a titillare il suo touchpad, mentre il testo “Relazione sul metodo di ottimizzazione del rapporto offerta prodotto e contatto col cliente” segna il punto G del suo digitare in stato di R.E.M. Rido del suo corpo lasciato solo, come carne macellata in una cella frigo, dalle troppe ore di lavoro. Vorrei toccarlo per sentire se emana un minimo calore.
Pierre Klossowski, Nietzsche, il politeismo, la parodia
Noi crediamo che si possa scegliere liberamente di essere quello che si è, ma, in realtà, si è costretti a giocare un ruolo, senza essere ciò che si è. Non si è mai là dove si è, ma sempre là dove non si è altro che l’attore di quest’altro che si é.
i 20 racconti dal titolo “UNGROUND: MATERIALE ROTABILE venti_racconti_brevi_2003″
qui pubblicati fanno parte della Tesi di specializzazione discussa nel ottobre 2003
Università IUAV di Venezia – Facoltà di Design e Arti
Corso di Laurea Specialistica in Produzione e Progettazione delle Arti Visive (ClasAV)
titolo della tesi: BORDER LINE TRIP, viaggio tra letteratura e arti visive
Relatore:
Prof. Franco Rella
Correlatore:
Prof.ssa Angela Vettese