2.
Sto viaggiando su un Eurostar Napoli-Milano, e sono sulla predella pronto a scattare all’arrivo, appena avranno sbloccato la sicurezza delle porte, per non perdere la coincidenza. Davanti a me c’è un camionista. Strano tipo di camionista, che viaggia in treno. Dice che in camion raggiungerebbe più velocemente la stazione a cui siamo diretti. Dice che tutti i giorni prende un camion a Milano e lo consegna al nuovo proprietario in qualsiasi città sia stato ordinato. Lui ha lo “ius prime noctis” dei bestioni gommati. Sui tragitti più lunghi usa pure la cuccetta ancora celophanata!!! Poi li abbandona, sale su un treno, torna a casa, solo. Non più re, esposto ai cronici ritardi della Trenitalia, non conduce più un grande mezzo sul nastro bituminoso, e se ne lamenta assai. La sua è una sorta di impotenza da mezzo dio e mezzo uomo, infedele conducente che al ritorno è di nuovo mortale, ridotto sui binari all’orizzontalità binaria dell’essere condotto e condivisibile dentro scompartimenti e ritardi collettivi. E’ mezzo lui stesso. Per metà giornata impone, col suo fare, un senso alla marcia, e determina l’andare o lo stare, con la sua sola fisiologia, nella frammentazione delle tappe. Nella seconda parte della giornata, con nostalgia per aver abdicato lo scettro del comando, la cloche, viatico del suo intero corpo, interrompe la sua diretta in esclusiva per lasciar comparire il mondo vero e subito, immobilizzato nell’essere trasportato, passivo sopra il materiale rotabile.
Lui dice di essere Camion, ma per un tempo maggiore è Treno. Come un congedato dal mondo che è costretto ad una deportazione da lui stesso negata risolutamente.
Da Joseph Conrad in Cuore di tenebra
Il peggio che si potesse dire sul suo conto era che non rappresentava per nulla la propria classe. Era un marinaio, ma anche un vagabondo, mentre quasi tutti i marinai conducono, per così dire, una vita sedentaria. Il loro spirito è di inclinazioni casalinghe, la loro casa – la nave – è sempre con loro, e così la patria il mare. Tutte le navi si assomigliano, e il mare è sempre identico a sé. Nell’immutabilità del loro ambiente le coste straniere, le facce straniere, la immutevole immensità della vita scivolano via, velate, più che da un senso di mistero, da una ignoranza lievemente sdegnosa; nulla è infatti misterioso per un marinaio se non il mare stesso, l’amante che signoreggia l’intera sua esistenza, imperscrutabile come il destino.
i 20 racconti dal titolo “UNGROUND: MATERIALE ROTABILE venti_racconti_brevi_2003″
qui pubblicati fanno parte della Tesi di specializzazione discussa nel ottobre 2003
Università IUAV di Venezia – Facoltà di Design e Arti
Corso di Laurea Specialistica in Produzione e Progettazione delle Arti Visive (ClasAV)
titolo della tesi: BORDER LINE TRIP, viaggio tra letteratura e arti visive
Relatore:
Prof. Franco Rella
Correlatore:
Prof.ssa Angela Vettese