“Sul disegnare” di John Berger

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nella foto John Berger (5/11/1926)

 
Questo libro, che ho incontrato molto tempo dopo la sua pubblicazione in Italia, mi ha portato alcune conferme riguardanti lo stato mentale indotto dall’atto di tracciare segni sulla carta, organizzandone il funzionamento in un atto di massima astrazione che mantiene saldo il dato visivo sul reale. Inoltre, certo per un dato autobiografico, le  fratellanze con la calcografia, arte segnica per eccellenza, sono profonde.
In cosa consista il disegnare (come pure, di riflesso, l’incidere su lastra) e in che relazione sia con la scrittura, la pittura, la scultura, la fotografìa si cura questa pubblicazione. Questo libro raccoglie saggi e scritti privati, lettere,  che scorrono mezzo secolo, il narratore inglese John Berger esplora con l’affetto quotidiano di un problema rituale il complesso atto di attenzione che sta all’origine del disegno. Uno sguardo traverso e di scorcio che si origina su se stesso nel tracciare segni che seguono il guardare e dall’interrogare senza preconcetti ciò che si offre al nostro sguardo, ma anche dalla capacità di lasciarsi permeare dal vortice di energia che emana dal soggetto/oggetto osservato. Protagonisti di questo vedere con una punta tracciante  sono Goya, Rembrandt, Picasso, Watteau, Van Gogh, Giacometti, Munoz, ma anche i graffiti delle grotte di Chauvet o i disegni "alfabeto" di Yves Berger e i misteriosi collage di Marisa Camino. Ma sono anche gli occhi di tutti quelli che  essendo disegnatori amano i disegni degli altri sapendo passare dalle proprie cornee a quelle fiduciate di altri occhi dai propri. Quello che si legge è il discorso amoroso di John Berger che esprime il senso profondo del segnare, aiutando il lettore a orientarsi oltre il mondo percepito, dentro l’altare dell’arte e nel suo scorcio. Un invito a voler guardare, riguardare e annettersi arbitrariamente un pezzo di regno sul mondo, a capire con l’intelligenza e la memoria periferica delegata dagli occhi alle mani. "Sul disegnare" è una occasione  suggerita a partecipare alla ricreazione costante del mondo visto.
 
brevi stralci dal capitolo "Disegnare sulla carta":
"L’apparizione della figura conta molto più dell’atto di disegnare. E’ lei che insiste, non il disegnatore, e insiste proprio attraverso la sua esitazione". pag. 61
 
"…tre diversi modi di funzionere dei disegni. Ci sono quelli che studiano e interrogano il visibile, quelli che annotano e comunicano idee, e quelli fatti a memoria". pag. 62
 
"….questi disegni non anno età, perchè l’atto di guardare con concentrazione, di interrogare l’apparenza dell’oggetto che si ha davanti agli occhi, è cambiata poco nel corso dei millenni… [nei disegni] il tempo è obliterato da un eterno presente. Presente indicativo". pag. 63-64
 
"Fra una riga e l’altra la carta si presta a diventare albero, pietra, erba, acqua, muratura, montagna calcare, nube. Tuttavia, è impossibile confonderla anche solo per un istante con la sostanza di una qualsiasi di queste cose, poichè resta palesemente ed enfaticamente un foglio di carta sul quale sono state tracciate delle linee sottili".
"Ci sono dipinti che gli animali saprebbero riconoscere. Non un solo animale sarebbe in grado di riconoscere un disegno"
"Realtà e progetto diventano inseparabili. Ci si trova alle soglie della creazione del mondo. Poichè impiegano il futuro, simili disegni prevedono. Per sempre. pag 66-67

 

Dettagli del libro

 

(John Berger, Maggi Hambling, 2000 – National Portrait Gallery, Londra)