NEL MEZZO, ALTRI CORPI LO SPETTACOLO MDLSX , FLUO-FICTION REALE

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“Il cambiamento necessario è talmente profondo che si dice sia impossibile, talmente profondo che si dice sia inimmaginabile. Ma l’impossibile arriverà e l’inimmaginabile è inevitabile.” (Dal Manifesto animalista, P.B. Preciado)

“L’androgino rappresenta l’unità originaria dei principi maschile e femminile e la condizione dell’umanità prima del castigo divino. In questo stato di perfezione, che coincide con la natura stessa di Dio (…) risiedono tutte le diverse manifestazioni del reale.” (Da Simboli e allegorie – I Dizionari dell’Arte, Electa)

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Corpo.
Connessioni, rapporti, identità.
Vacillare, cambiare, mutare.
Essere in divenire.
La forza del/nel cambiamento.

La diversità è concreta, ben presente nel nostro contemporaneo. E’ confusione o semplicemente fusione? Nel mezzo dei generi uomo e donna, sussistono un’infinità di sfumature. Perché sentiamo la forte esigenza di risolvere il Tutto in due casistiche opposte fra di loro? O è bianco o nero, o freddo o caldo, liscio o ruvido. Uomo o donna. Esistono (da sempre) le varianti e le unioni dei contrari. Da quando stare nel mezzo è indecorosa trasgressione? Perché siamo soliti metterci in conflitto con le diversità? Da dove nasce l’avversione e il disdegno per il differente?

Inquadriamo l’Altro come entità disobbediente, ma disobbedienti a chi? Ah… alla morale!

Silvia Calderoni è una splendida creatura androgina. Figura alta, snella, sinuosa ma al contempo possente, con i tratti del viso spigolosi e dei muscoli ben scolpiti.

Con la compagnia d’avanguardia Motus porta in scena Mdlsx, uno spettacolo in solo, per la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Lo spunto è dato dal libro Middlesex dell’americano Jeffrey Eugenides, pubblicato nel 2002, che vede come protagonista l’adolescente ermafrodito Calliope/Cal. Lo scritto indaga attorno all’essere uomo o donna, riflettendo sull’androginia e sulla società che cataloga le differenze di genere come terrificanti creature, ovvero mostri.

Silvia si mette a nudo, si dichiara, si racconta, si sfoga.

Presenti sul palco una serie di oggetti; su di un lungo tavolo sono posti un portatile, un mixer, videocamera e microfoni, qualche luce (neon e lampade), alcuni capi d’abbigliamento; un grande telo dorato dalla forma triangolare poggia a terra, una specie di manto pubico sopra al quale cammina, balla, salta, si distende e si arrotola, ci si avvolge, ci gioca.

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Silvia dimostra di essere una performer a tutto tondo: recita con una voce pura, amabile, incantatoria, quasi fatata, in perfetto contrasto con lo spessore dei suoi argomenti, riprendendo in diretta le sue movenze con una telecamera in continuo spostamento, collegata ad uno schermo-occhio rivolto al pubblico. Regolarmente alterna al suo monologo una playlist rock-punk micidiale: l’ouverture è Despair dei Yeah Yeah Yeahs e fanno seguito Smiths, Placebo, Air, Smashing Pumpkins, Vincent Gallo, College&Electric Youth, Stromae, e altri ancora. E’ un’attrice che viaggia sul palco, si veste, si spoglia, si mette a nudo e si riveste, indossando capi ora femminili, ora maschili.

Durante l’esibizione (80 minuti non-stop) vengono proiettati vari filmati (come le macro riprese di alcuni fiori che nel loro poetico sbocciare assomigliano a mostruose creature) e dei video di famiglia che fanno parte della sua infanzia e adolescenza. Ed è proprio così che si apre Mdlsx: sullo schermo ecco lei da bambina che canta al karaoke C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones di Gianni Morandi. Una volta terminato il brano ci sorprende arrivando dalle nostre spalle, attraversa il pubblico e sale sul palco. Afferra una lacca e se la proietta sui capelli lunghi, biondi: un gesto prolungato (che ripeterà più volte), quasi nervoso. Così facendo si sprigiona un profumo tenue, dolce e avvolgente che accompagna lo spettatore fino alla fine. Tale profumo zuccherino è nettamente in contrasto con l’impatto forte e amaro dei contenuti.

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Oltre alla tematica trattata, la grandiosità di questo spettacolo sta altresì nella sapiente commistione dei mezzi: verbo, gestualità, immagine, suoni e luci si fondono assieme.

Silvia è sicura, spontanea ma al contempo controllata. Non ci sono blocchi, non ci sono errori né sbavature. Una rappresentazione tutto d’un fiato che tiene ogni singolo spettatore attento e sempre vigile sul suo corpo e le sue metamorfosi: ora XX/ora XY: un barbuto, una donna dalla generosa peluria ascellare e pubica, un autostoppista in giacca e pantalone dal pollice oltre-sviluppato, una sirena.

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Regala un excursus di vita – ora autobiografica, ora rifacendosi al libro – dando al pubblico la possibilità di starle accanto e di supportarla nei difficili percorsi; i lunghi applausi a fine spettacolo sono vicinanza e protezione.

E allora dico grazie a Silvia, a tutte le Silvia di questo mondo. Grazie per il coraggio di essere te stessa, grazie per non nasconderti, grazie per resistere in questo mondo di pazzi bigotti.

In te uomo e donna sono congiunti, scaturendo una forza assoluta e primordiale. Il tuo corpo va oltre tutti noi messi insieme e si spinge al di là delle manie e fobie di mettere sotto una forzata catalogazione ogni cosa, umani compresi.

Sono convinta che all’origine del Tutto eravamo una cosa sola, androgini per l’appunto, e qualcuno o qualcosa ci abbia divisi in un secondo momento. Sei eterea, primordiale, mostri e ci dimostri di possedere una potenza unica.

Il corpo di Silvia e il suo spettacolo si inseriscono perfettamente nel contesto odierno, nel quale si avverte un certo turbamento riguardo all’accettazione dei cosiddetti “diversi”. Quello che dovrebbe maggiormente preoccupare l’uomo è capire di che cosa è fatta l’anima delle persone, e non giudicare o sbeffeggiare il loro corpo-involucro, qualunque forma gli sia stata data. Siamo fatti delle medesime sostanze, epidermide, ossa, sangue, umori…

Un corpo-altro (che sia tale per natura o per scelta) rappresenta semplicemente l’altra faccia della vita, ci sono molteplici esistenze su questa Terra.

Ogni essere, in quanto tale, è in divenire.

La dittatura del normale ci ha stufato.

Silvia predice il passato ricordandoci il futuro.

Per ogni info e per le prossime repliche consultare http://www.motusonline.com/it/progetto/mdlsx/mdlsx

Alice Biondin   mdlsx8