Gina Pane – Les ultimes

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Gina Pane a Nizza. Foto di Anne Marchand

Artista francese di origini italiane, Gina Pane s'impone negli anni Settanta con una serie di Azioni dove mette in scena il proprio corpo.Riconosciuta come una dei maggiori esponenti della Body Art, rimangono tuttavia aspetti del suo lavoro quasi del tutto ignorati. Oltre alle Azioni, Gina Pane ha in effetti realizzato un'opera estremamente varia e coerente. Convinta che l'artista possa cambiare la società, ha sempre tentato di agire sullo spettatore e di trasformare il suo rapporto con il mondo. Dipinti, sculture, azioni, fotografie e installazioni hanno un' unica finalità: costruire un nuovo linguaggio per rendere possibile una migliore comunicazione con la natura, col prossimo, col divino. Nata a Biarritz da padre italiano e madre austriaca trascorre la sua infanzia a Torino. Si trasferisce a Parigi dove frequenta dal 1961 al 1963 la Scuola Nazionale di Belle Arti e lavora all' Atelier d'Arte Sacra fondato da Maurice Denis e diretto da Edmée Larnaudie. Inizialmente realizza dei dipinti improntati sull'astrazione geometrica dei costruttivisti russi. Si dedica poi alla scultura attraverso la quale trasferisce i colori puri e i volumi geometrici dei suoi dipinti nello spazio. Opere minimaliste, volumi semplici, materiali industriali, sculture monumentali, ove lo spettatore è invitato ad immergersi prendendo coscienza del proprio corpo e dei limiti dello spazio in cui si muove. Questa partecipazione attiva dello spettatore alla comprensione e costruzione del senso dell'opera diverrà fondamentale nella ricerca dell'artista. Alla fine degli anni Sessanta Gina Pane interviene sulla natura. Come per alcuni artisti a lei contemporanei, esponenti in particolare dell'Arte Povera, ella risulta sensibile alle nascenti problematiche sollevate dall'ecologia. La natura diviene un rifugio per l'artista ed ella crea delle installazioni che riprendono le strutture modulari delle prime sculture utilizzando materiali poveri e di origine naturale come il legno, la canapa, la terra. Parallelamente interviene anche fisicamente sul paesaggio, documentando, attraverso immagini fotografiche, la relazione forte, intima e profonda che stabilisce con la natura. E' nel 1970 che Gina Pane si ferisce per la prima volta in un' Azione. Inizia così un ciclo di Azioni nelle quali reca lesioni al proprio corpo. Minuziosamente messe in scena, non sono né isolate, né esaltate, ma integrate in uno scenario complesso che alterna mimiche, letture e scene di giochi. Impressionanti ma superficiali, le ferite non sono fini a se stesse, ma destinate ad infrangere l'indifferenza del pubblico di fronte alla violenza che lo circonda, di canalizzarne le pulsioni e le paure. Le Performances di Gina Pane conducono lo spettatore ad interrogarsi sulla percezione del proprio corpo e sulle alienazioni di cui può essere vittima. Nel 1985 abbandona definitivamente il ciclo delle Azioni. Il ricordo ne rimane tuttavia presente nelle sue prime Partitions. Si tratta di installazioni composte da fotografie, disegni e oggetti sparsi sul muro in maniera più o meno ordinata. Le Partitions le permettono di trasferire sulla materia, vetro, rame, legno, ecc., le evocazioni dei corpi ormai assenti. Esse rimandano alle sue Azioni, icone che reinterpretano taluni dipinti religiosi del Rinascimento raffiguranti il corpo martirizzato dei santi. Partizione in italiano significa divisione, separazione degli elementi che la compongono. L'ambiguità del termine francese insiste piuttosto sulla partecipazione attiva dello spettatore. Quest'ultimo, incaricato di ricostruire mentalmente l'insieme, come un musicista potrebbe leggere uno spartito musicale, diviene l'interprete dell'opera. A partire dal 1984 ogni riferimento alle Azioni sparisce. E' alla vita dei santi e dei martiri cristiani che Gina Pane s'ispira. Come lei, hanno accettato volontariamente la sofferenza sperando di trasformare i loro contemporanei e di renderli migliori. Per rappresentarli, l'artista s'ispira inizialmente ai dipinti dei maestri del Rinascimento, quali Paolo Uccello, Memling, Filippo Lippi. I corpi dei santi sono ridotti a qualche postura, qualche forma geometrica ritagliata nel feltro o nel vetro e assemblata in composizioni che si riallacciano ai principi del suprematismo. Infine spariscono totalmente lasciando solo un'impronta leggera nell'incavo delle placche di metallo che compongono le ultime Partitions, vere icone dei tempi moderni. Gina Pane, figura maggiore della Body Art, ha insegnato pittura alla Scuola di Belle Arti di Mans (1975-1990) e creato un Atelier della Performance al Centre Pompidou di Parigi nel 1978. La morte avviene nel 1990 in seguito a una lunga malattia.