San Zenone all’Arco, Chiostro San Giovanni Evangelista
11 dicembre 2010 – 6 gennaio 2011
Gli artisti commentano le proprie opere
Paolo Amerini
Miryam di Beith Lahm
Opera realizzata con veloci ed ampie campiture di colore, nel rispetto della mia espressione pittorica, ma tenendo conto anche dell'immagine figurativa di Maria, che secondo il Nuovo Testamento discendeva dalla stirpe di David, perciò con dati somatici ovviamente medio-orientali, ed infine nella scelta del titolo in ebraico, che rispecchia la vera discendenza della Madre di Gesù.
Umberto Anti
Statuetta in edicola
Questa è una fotografia attorno alla quale mi sto affaccendando ormai da molti anni. E' una diapositiva del 1969 (millenoventosessantanove!), che regolarmente riprendo in mano, aggiusto ed affino. Una Madonna vista da dietro; la si può riconoscere per accenni, come tutto quello che eccede la nostra possibilità di comprensione. Forse si cela, forse ti precede verso un luogo o uno stato che non riusciamo a riconoscere. Di fatto si tratta di una statuetta devozionale, inserita in una edicola con i quattro lati aperti e protetti da vetri che, con il gioco dei riflessi, tolgono concretezza agli edifici circostanti.
Enzo Archetti
Frammenti di contemporaneità
I frammenti della contemporaneità in primo piano evidenziano un bisogno di libertà e tendono ad oscurare una realtà prestabilita, senza riuscirvi.
Alberto Balletti
Ma donna, 2009
“Il tuo viso esprime l'amore nel mondo. Il chiaro di luna scorre attraverso il tuo viso pieno di terrena bellezza e dolore. Ora la morte tende le sue mani e si crea un legame tra le migliaia di generazioni che sono morte e le migliaia che ancora verranno" Edvard Munch
Orazio Barbagallo
Mater
La maternità della Madonna viene umanizzata e diventa simbolo di ogni maternità e la nascita di Gesù di ogni nascita. Il sole che sorge alle loro spalle indica il Cristo luce per l'umanità.
Simonetta Berruti
Monstra te esse matrem 2000
Il paradosso di Maria come enigma, mistero e contraddizione, ha come significato assoluto ed universale il dolore insanabile di ogni madre destinata a sopravvivere al proprio figlio. In Maria il sacrificio supremo è la dolorosa certezza di dare una vita destinata alla morte e al tempo stesso la consapevolezza assoluta che la fine stessa tende a un altro inizio, questa volta salvifico per tutta l’umanità. Morte e vita, umano e divino, luce e buio, fine ed inizio, termine e resurrezione, si mescolano indissolubilmente in un paradosso che è l’essenza stessa della fede e dell’accettazione consapevole del comune destino terreno. L’immedesimazione di ogni madre, annichilita dalla perdita di un figlio diventa così invocazione corale verso colei che è simbolo universale del più grande dolore che un essere umano possa accettare: “Mostra te esse matrem”. E in questa maternità totalizzante e consapevole di ogni dolore e ferita si scioglie infine ogni mistero e paradosso.
LA SCULTURA: Una forma semplice e primordiale, un disco azzurro, quasi un richiamo alla raffigurazione della divinità femminile primigenia di certe sculture cicladiche. Ma la perfezione della rotondità si spezza e si frammenta nello scheggiarsi di una figura crocifissa appena accennata: punte acuminate come braccia tese nella morte e un lungo taglio verticale come segno del parto imminente ma anche come segno di insanabile ferita. Appena un accenno di prominenza nella parte inferiore, rappresentazione simbolica di un ventre teso messo in risalto da una linea ricurva incisa che sottolinea il particolare.
Michela Bianchi
Un paradosso chiamato Maria
Ho pensato di identificare un viso di donna disegnato con sanguigna. Sfumato da un lato con il colore azzurro per identificare la spiritualità (verginità) e la sanguigna per la parte terrena (maternità). In ogni persona secondo me c'e' un paradosso.
Antonella Bitonte
Una donna chiamata Maria
Il paradosso: la madre di Dio è una donna, umana e mortale. Una donna che ha conosciuto la fragilità e la paura ma che ha avuto la forza di abbandonarsi ad un destino incomprensibile e più grande. Un esempio di fede, che fa di lei la madre spirituale di tutti i credenti. Nell’opera Maria è bianca, senza alcuna ombra, ad indicarne la verginità fisica e spirituale. La sua espressione denota un certo disorientamento: Maria comprende solo in parte la portata di una scelta così grande, che si compirà pienamente nel corso della sua vita. E’ però colta mentre guarda verso l’alto, chiaro segno di abbandono incondizionato al volere del Padre.
Gianluigi Braga
Che tu sia benedetta tra le donne
Nel mondo viviamo di paradossi ma il paradosso più straordinario è che nel grembo di una ragazza umile e povera, per volere di una potenza divina abbia germinato un uomo divenuto Figlio di Dio. Con questo ho voluto raffigurare una spaurita e semplice fanciulla del popolo nel momento di diventare la vergine madre di tutta l’umanità
Gigi Bragantini
“Nel tuo grembo si è fatto spazio”
Quest’anno sono stato toccato da un grande dono. Dopo anni di attesa è arrivata la mia unica nipotina. Quale evento poteva essere, in qualche modo, così straordinariamente vicino al mistero di Maria? Da quella e questa maternità il punto centrale che ho messo a fuoco è il grande grembo che ha accolto la vita.
Giovanni Brighente
Madre
Il Bimbo è già cresciuto, la Madre è quasi più piccola e vestita di nero, presaga del futuro.
Gianni Bucher
Madre
Madre nell'attesa del Figlio. Nel grembo di una ragazza umile, povera, è lo Spirito che fa germinare l'Autore della Vita: "perché nulla è impossibile a Dio " (Lc 1,37)
Mara Cantoni
Pentagrano
Il Pentagrano è un pentagramma sul quale i miei alfabeti di frumento, in questo caso diventano Neumi, fluttuano.
Su ciascuno vi è riportata una frase, ispirata dalla parola Pentagrano, e nome e cognome della persona che ha recitato quella frase. La mia intenzione è quella di fare diventare questo lavoro una grande semina fatta di parole e di persone.
Io eseguo il Pentagrano, ma è l'umanità che mi permettete di farlo vivere, con parole, donate.
Come ti dicevo una frase mi corre nella testa: "Maria è una terra che ha deciso di accogliere la parola", Pentagrano viene dalla terra e chiede di vivere grazie alle parole.
Jessica Cappellari
AuDIOMATERia
L’essere madre mi ha fatto contemplare la figura di Maria
Donna dell’attesa
AUDIOMATERIA
è la mia icona mariana.
Composizione ove le voci oranti meditano il cuore della preghiera mariana
e il loro intreccio origina la vita.
E’ un’opera di affidamento dedicata a Samuele, mio figlio.
Fabio Massimo Caruso
La Vergine e il Bambino
Per la sua realizzazione, la straordinaria tela di Carlo Crivelli è stata una fonte preziosa e zampillante di ispirazione, sgorgata all’improvviso possente quando ero nella fase di lavoro dell’opera. Le forme ed i segni uniti alla materia mi hanno misteriosamente trascinato come un pezzo di legno in un fiume in piena dentro l’architettura, nel disegno e nelle miniature di questo piccolo ma immenso capolavoro. E la mia tela, ancor più arricchita rubava ossigeno al vento di quei pennelli che ancora solcano il tempo.
Fabio Cattabiani (Brescia)
Salus infirmorum – Ouagadougou
Questo trittico fa parte del reportage fotografico SIDA L’altro volto della malattia, realizzato nel 2005 in Burkina Faso per l’ONG Medicus Mundi Italia. Il soggetto del reportage è un’analisi del problema dilagante dell’AIDS nei paesi del Terzo Mondo. Uno degli aspetti che ho voluto rappresentare è il rapporto dei malati con la preghiera e la fede, spinto soprattutto dalla presenza diffusa di un’iconografia cristiana ridondante, mescolata spesso a quella delle religioni tradizionali africane. Morte, Scienza e Fede sono qui affiancate, in rapporto di comunicazione antitesi lotta.
Maria Dolores Cattaneo
Madonna Litta
Fantasia fotografica Madonna Litta
In questa mostra mariana propongo una variazione della Madonna Litta leonardesca (ca. 1490).
Alla trasparente bellezza spirituale che emana dal quadro originale sento di dover sovrapporre una intensa attività emotiva e celebrale, attività che trova espressione nel prezioso ricamo in corrispondenza della testa, intesa come luogo di riflessione e sentimenti.
La Madonna Litta su carta è accompagnata da una fantasia fotografica moltiplicante che porta Maria all’interno di una chiesa di Volterra, l’Oratorio di Sant’Antonio Abate; qui la Madonna torna indietro nel tempo di qualche anno ed entra virtualmente, grazie ad una elaborazione al computer, nel grandioso tabernacolo dipinto nel 1455 da Priamo della Quercia raffigurante Sant’Antonio Abate e santi, per ispirare la riflessione del santo effigiato.
Lillina Cavaggioni
Muro stellato
Dal tema del reperto quale filtro e testimone discreto di quella vita che è stata, forse anche finita o dimenticata, ma le cui tracce persistono nel presente, consegnando nel tempo valori, storie, messaggi di umanità, nascono i muri, costruzioni su lino e gesso di intonaci più volte ridipinti, su cui con tenacia, come in antichi palinsesti, riaffiorano decorazioni che svelano i segni di un’epoca, di un vissuto precedente con tutta la sua inalterata carica di umanità. Viaggio alla scoperta della vita interiore, che oltre il grigio sa di cieli azzurri ed incontaminati, come l’immagine della Madonna che ha accompagnato la nostra infanzia
Andrea Cereda
(Fructus) VENTRIS TUI
Un’ecografia. Strumento moderno, fonte di sicurezza e speranza per le future mamme. Un feto (protetto dal ventre materno) con in testa la corona di spine. Nonostante il soggetto che per primo appare allo spettatore sia il bambino, quindi il figlio, il titolo – (fructus) VÈNTRIS TUI – intende virare l’attenzione dal bambino alla placenta, il ventre, la pancia della madre. L’utilizzo di un’immagine decisamente attuale sposta la figura di Maria in un contesto di contemporaneità: Maria quindi non è più solo un personaggio storico, vissuto più di duemila anni fa, ma è ogni donna, il simbolo di tutte le madri (di tutti i luoghi e di tutti i tempi) pronte a dare alla luce figli, che come Cristo, dovranno a loro volta affrontare coraggiosamente la vita terrena.
Tiziana Cherubini
“Maria Maryam”
Quando si affronta un tema specifico, ricco ed arduo, quale “Il paradosso di Maria”, innumerevoli sono le suggestioni e gli aspetti che si affacciano alla mente. Essi provengono da quell’insieme indistinto di parole, affetti, atteggiamenti e gesti dei quali si compone, e sui quali si fonda tradizionalmente, la nostra educazione. La visione finale dell’opera artistica, la sua ‘concezione’ è, pertanto, il risultato di una complessa elaborazione di idee e di emozioni che qui di seguito cercherò di riportare molto semplicemente, così come si sono dipanate l’una dall’altra fino ad assumere una forma espressiva personale, la mia visione del tema proposto. Paradosso: e sia, c’è il grande paradosso di Maria Vergine e madre. Ma non è ancora più paradossale il fatto di credere a qualcosa di inspiegabile o di idealizzare un’immagine o,anche, di percepire una particolare sacralità in luoghi legati alle storie della cristianità?
L’immagine di Maria: ne ricordo a migliaia e tutte rappresentano una donna, idealizzata, ma umana. Io voglio rappresentarla, invece, come un simbolo, uno sguardo, un’idea che incarna la potenza della Madre – Tramite con Dio.
Ho percepito una grande devozione sulla collina degli Usignoli a Efeso, laddove sia cristiani che musulmani si rivolgono a Maria. Davanti alla sorgente dell’acqua benedetta sono state innalzate griglie di metallo, parzialmente nascoste da pezzetti di tessuto che rappresentano i desideri esauditi, le richieste e le preghiere. Pur nella loro spontanea semplicità, queste griglie sono diventate monumentali, come dei fitti tappeti verticali . Mi sono emozionata in quel silenzio pieno di devozione e di fiducia: lì ho percepito la presenza di Maria.
Certo, oggi il dialogo fra cristiani e musulmani è difficile, ma Maria riceve da entrambi grande devozione (su di Lei non si discute, è troppo importante per tutti). La Sura 21 del Corano : “ Rammenta pure colei che preservò la sua verginità, sì che alitammo in lei il nostro Spirito, e facemmo di lei e di suo figlio un segno per l’universo.”, fa eco alla Sura 3: “ O Maria, Dio ti ha scelto e ti ha resa pura e ti ha eletta al di sopra delle donne dell’universo! “
Maria e la Trinità: Giovanni Paolo II nell’ Enciclica ‘Redemptoris hominis’ scrive …L’eterno amore del Padre, manifestatosi nella storia dell’umanità attraverso il Figlio che il Padre diede “perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv. 3,16), un tale amore si avvicina ad ognuno di noi per mezzo della Madre, nelle forme più comprensibili ed accessibili a ciascun uomo, proprio perché vicine alle esperienze originarie e fondamentali di ogni persona .
Concludendo, direi che la via da me scelta per sviluppare il tema è, volutamente, la più lontana dalla filosofia: non è necessario,infatti, spiegare o cercare di razionalizzare un paradosso, l'unica via possibile, quella che ne salva il valore ontologico, passa attraverso lo "stupore ingenuo di chi lo riconosce ed è disposto ad assumerlo come verità vera.
Simbologie:
La rosa bianca nel mondo cristiano simboleggia la purezza di Maria, associata con la generazione e la fecondità, è eletta simbolo della “Devozione mistica” ed è quindi considerata dai cristiani come Emblema dell’Amore Virtuoso: Rosa Mystica, Rosa Novella, Rosa dal Rosas…. Legata al cerchio (simbolo del cielo e del disco solare rappresenta l’eternità) è stilizzata nella rosa dei rosoni che con la loro forma, la bellezza e la perfezione sono proiezioni del mistero Dio-Luce e Fonte di Vita. Rosone a sei petali associato al sigillo di Salomone, a sette all’ordine del mondo, a 12 petali gli apostoli. Tre cerchi saldati tra loro sono simbolo della Trinità. Il blu è il colore della Vergine Maria ed è collegato alla serenità e alla calma simboleggiando evasione e pace
Rosabianca Cinquetti
Tempesta di grazia
Maria, giovane donna, nel momento in cui viene scelta per essere la Madre di Dio, vede sconvolta la sua vita da una Tempesta di Grazia e diviene anello di congiunzione fra cielo e terra.
Investita dall’alto dalla Luce sarà Lei stessa a generare Luce.
Dino Coffani
Madonna Annunciata
La rappresentazione della sola Vergine Annunciata vuole descrivere il momento immediatamente successivo alla scena, molto frequente nell’arte, dell’incontro tra l’arcangelo Gabriele e Maria.
Immediatamente dopo, Maria è rimasta da sola e medita sull’annuncio appena ricevuto, prendendo coscienza di ciò che le è stato detto, mostrando un’espressione serena e consapevole.
Clelia Cortemiglia
Spazio Luce
L’irradiazione divina genera nel candore verginale di Maria Cristo, il sole-luce, che con l’Incarnazione ristabilisce l’ordine cosmico e completa la Creazione-
Laura Facchini
Mater Dei
ho voluto interpretare Maria, come mistero racchiuso nella “mandorla mistica” simbolo anche del sacro femminile.La forma della mandorla va oltre la base quadrata simbolo della Terra, racchiude e protegge come un mantello/ventre tutti; il tessuto è lino bianco lavorato con cera di api indica purezza e luce divina .
Maddalena Ferrari
Ascolta, figlia
Maria come terra in ascolto, aperta alla Parola tanto da essere generativa, nella carne, di Vita nuova.
Aperta a concepire che JHW, colui che chiama all'essere, colui che non si può nemmeno nominare, possa desiderare di penetrare nell'umano impastandosi di uomo-terra (in ebraico 'adam, uomo, e 'adamah , terra,suolo hanno la stessa radice), per abitarlo.
Inconcepibile e paradossale per la mentalità del suo popolo, e quanto, forse. anche per noi oggi…
Maria Lo concepisce.
L'immagine esprime l'incontro fecondo tra Parola generativa e ascolto attento, incontro che si fa embrione.
Lo spazio in cui l'opera si colloca, esso stesso impastato di terra, è evocativo dello spazio uterino, di custodia, ma anche del nuovo santa santorum inaugurato dal Figlio nel momento del dono totale di sé all'umanità, dono che strappò il velo di separazione nel vecchio tempio; figurazione rudimentale quindi di tabernacolo, custodia ora del Suo Dono Presenza stabile.
Il velo di Maria si era già aperto, senza opporre resistenza, quindi senza bisogno di essere squarciato…
Il titolo dell'opera, è tratto dal versetto 11 del salmo 45 (44) che nella sua prima parte e nella versione ebraica, è quello che si può vedere nell'immagine stessa.
Armando Fettolini
Il paradosso di Maria
Ho conosciuto Maria attraverso le preghiere quando ero bambino … è da qui che io parto! Il mio intento originario era quello di realizzare una “pietà” al contrario, ispirandomi alla famosa pietà di Michelangelo, ho poi optato per una mia pietà e sbirciando nel vasto mondo dell’immagine digitale ho trovato la postura che si confaceva alla mia necessità. Nasce la mia “pietà” dal titolo “Maria”. Le due figure sono dipinte in un unica tinta, come in controluce (non ci è dato di sapere come fosse la loro vera fisiognomica). Si intuisce che il maschio è Gesù dalla corona di spine e dalle stimmate. Gesù tiene nelle braccia una figura femminile senza vita, le due figure formano una croce, ai piedi di Gesù ho dipinto tutte le lettere dell’ Ave Maria , preghiera dell’uomo e perciò terrena, della materia. La valenza spirituale sta nella collocazione dei punti cardinali e nello svolgersi della preghiera in senso orario all’interno degli stessi (nel mondo intero…).
Roberto Formigoni
Don’t use my name (Maria) only for money!!!
Troppe volte con il pretesto del nome “Maria” la Chiesa -o chi per essa – (e/o le varie associazioni della Nuova Evangelizzazione per esempio…) chiedono contributi per la “devozione alla Madonna”. PS vedi nell’opera l’ultima foto da incorniciare ed il relativo bollettino per il versamento inviatomi.
Simona Fumagalli
Madre
"Dio mandò suo figlio, nato da donna" (Gal. 4,4)
Maria è semplicemente una donna, una serva del Signore, per quanto sia la Madre di Dio, divenuta tale per la potenza dello Spirito Santo.
L'opera non vuole rappresentare un'esaltazione della maternità fisica, bensì lo stato di perfezione della Vergine, con il suo "gonfiore" naturale inondato di luce, donna chiamata a divenire la Madre di ogni uomo.
Gabriella Furlani
La mano di Maria
Maria è una Maestà che si flette.
Si flette per fungere da materno sostegno ma anche per innalzare e collocare in deferente omaggio al di sopra di sé la Maestà suprema, luce assoluta.
Sulla mano di Maria si compendia l’idea del sostegno del Divino in quanto essa ne è madre, e l’idea di innalzamento e venerazione del Divino in quanto di esso è figlia.
Il bambino è pura luce abbagliante e del suo corpo terreno è distinguibile solo il profilo di un fianco, là dove è in contatto col corpo della madre.
La luce di Maria è quella di cui la dota il figlio-padre ed è perciò quella della Maestà, simboleggiata dallo scettro, ma è anche luce dell’ardore di un corpo offerto senza riserve per il figlio, luce che irradia da un ventre di madre e che ne consuma il resto della figura terrena, eccetto per un piede che si protende dal lembo della veste.
Protagonista dell’opera è la luce che si sviluppa e orienta secondo varie modulazioni e direzioni.
Il suo effetto di forza e insieme di leggerezza è affidato al segno quasi impercettibile eppure netto, puro e permanente della punta d’argento.
Tale luce appare in grado di permeare e sgretolare l’imponente densità e compattezza di una materia che è invece per sua natura granulosa e instabile,così come è apparentemente denso e compatto, ma in realtà friabile e precario, il segno lasciato dal carboncino e grafite.
Giuliano Gaigher
Di speranza fontana vivace
E’ nella pietra lavica che il vetro fuso scorre con forza e dolcezza al tempo stesso, paradosso dove l’acqua ridona fuoco alla spenta pietra lavica, dove Maria ridona senso e speranza alla nostro disfacimento
Fabio Gandossi
Figlia e Madre
Questa non è una provocazione e non è mia intenzione essere originale a tutti i costi. Ho riflettuto a lungo sul tema proposto da don Antonio Zani sul paradosso di Maria e l'ho voluto rappresentare. Penso alla verginità e credo che non la si perda con l'avvento del figlio ma la si acquisti. Ho rappresentato una donna vecchia per dire che la giovinezza sta nell'anima e non nel corpo. Inizialmente avevo lavorato in modo astratto sul casto “innamoramento” tra Maria e l'angelo, due volti che si guardano, ma sentivo che non bastava. Mancava il 'corpo' di Maria. Qui c'è la mia idea di paradosso: carne/anima, giovinezza/vecchiaia, gioia/dolore. Questi sono gli occhi di Maria trafitti da sette spade.
Valter Gatti
Senza paradosso
Il messaggio dell'opera non può essere letto se non facendo dialogare tra loro gli elementi che la compongono. Il quadro raggiunge livelli di intensità artistico – spirituale notevoli e complessi, forse anche per l’esperienza della mia recente operazione (quattro bypass cardiaci), che trova massima espressione nella centralità della rappresentazione del cuore, punto di contatto tra la materialità fumosa dell'esperienza della maternità sulla sinistra e la nitidezza del suo contrappunto spirituale indicato dalla Vergine sulla destra. Le crepe che percorrono il cuore sono come le strade della vita che esso, formato dal proprio carico di sentimenti, è costretto a percorrere, incessantemente e continuamente, dal momento in cui viene al mondo in un incerto futuro (la figura della madre fumosa, fatta di spirito e non già di materia) fino alla sua ultima destinazione, il riposo.
La Vergine dettagliata e colorata si contrappone quindi al bianco della gestante, assumendo carattere di sicurezza e stabilità, sorta di porto sicuro nel mare di travaglio e incertezze in cui ha finora navigato.
Mirella Gerosa
Sogno d'amore
La scultura descrive Maria nell'attimo dell'annunciazione dell'angelo Gabriele. Gli occhi chiusi e la testa reclinata esprimono lo stato d'animo della Vergine: riflette, medita e crede senza timore. La linea curva del ventre percorre tutta la figura facendola vibrare di luce cosmica. La mano ferma di Maria blocca l'attimo facendolo diventare eterno.
Cino Granata
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterma pace
così è germinato questo fiore.
Con questa opera Ciro Granata ha scelto, per sua ammissione, di rappresentare come in seno alla Vergine Maria Iddio abbia posto il seme della nostra Redenzione: “Ne l’etterna pace” del Paradiso dantesco si schiude e trionfa la rosa dei beati che germoglia dal ventre dela Vergine Madre, figlia del proprio figlio.
Ciro Granata ha scelto una poetica astratta e una tecnica mista su tela che ripropone una modalità di ricerca artistica condotta attraverso sovrapposizioni e velature del colore, successive di lavature e graffiti, al fine di ottenere diversi piani di lettura dell’opera e l’espressione più raffinata e completa dell’idea che domina la mente dell’artista (Emma Stepan)
Helene Gritsch
Monstra te esse matrem
I cristiani ed ortodossi vedono in Maria soprattutto la Madre. I fedeli pregano e si confidano in lei, chiedono aiuto e conforto. In Croazia, un paese ex-comunista, ho visto tante donne piangere davanti alla “Pietà” per la perdita dei loro figli in guerra. Nel mio lavoro artistico la Maria Madre tiene tra le braccia suo figlio vivo. L’ombra nera di forma aureola sotto la testa del bambino diventa un preannunzio della morte
Giorgio Guaini
Mater Inviolata
La mia esperienza in Inghilterra presso la casa di un vicario anglicano mi ha fatto riflettere sull'importanza del ruolo della donna nella gestione della chiesa . La mia Mater Inviolata, questa giovane donna spaventata alle parole dell'arcangelo Gabriele vuole essere un interrogativo intorno alla nascita verginale di Gesù e una denuncia del ruolo marginale che ancora oggi la donna occupa nella gestione della chiesa cattolica , vittima di prassi e costumi ormai superati. Il problema è molto aperto nelle teologie femministe e non sono certo io in grado di risolverlo, la mia Mater inviolata vuole essere solo un interrogativo .
Giusi Lazzari
Mostrati Madre
Maria, la Madre di tutti noi, Madre perché per noi è la terra dalla quale proveniamo e alla quale torneremo.
Alfredo Mazzotta (Nao di Jonadi VV)
Pre maman (eletta da Dio)
In quest'opera tensione e morbidezza sciolte da vincoli, danno un'immagine compiuta: quella di una donna che fissa lo sguardo sul suo grembo, cinto dalle braccia come a proteggerlo e offrirlo nello stesso istante. La luce accarezza la figura della madre scivolando sulla superficie e mentre l'avvolge la feconda di luce divina.
Giulio Mottinelli
L’albero della rugiada
Maria, con il suo Fiat alla volontà del Padre, diviene per l’umanità l’albero che raccoglie dal cielo ogni stilla di rugiada. E questa linfa, questa luce Maria ridistribuisce sulla terra.
Michele Mottinelli
Luce lontana
Spesso i nostri occhi esplorano il cielo alla ricerca di una luce che illumini il buio della nostra esistenza. Non c’è vera luce “lontana” che non abbia lasciato sulla nostra terra una traccia luminosa specie se questa è Maria, la meridiana face.
Angela Naspro
Madonna di Torcello
Ho ripreso con la tecnica delle icone bizantine l’antico, grandioso mosaico della Madre di Dio nell’abside della cattedrale di Santa Maria Assunta a Torcello. Il linguaggio simbolico e senza tempo della raffigurazione raccoglie e mostra le verità della fede cristiana, non comprensibili dalla ragione, alla base del “paradosso chiamato Maria”.
Edoardo Nonelli
Grembo dello spirito e della materia
L’opera, viene immaginata come uno scrigno – grembo materno di Maria. La forma-rivelazione della scultura si identifica come “ segno ” della natura Divina in una sorta di astratta rappresentazione simbolico-visiva di una maternità non biologica ma spirituale.E' la ricerca, il tentativo di raffigurare il grembo dello "spirito e della materia" , della Redenzione degli uomini, dove Dio si fa carne per salvare l'Umanità e sconfiggere il male.
E’ luogo di riconciliazione tra Dio e il suo popolo.
Giacomo Nuzzo
“mi dispiace mamma… quel cecchino ha sbagliato persona”
L’edicola votiva risalente agli inizi del '900 si trova a Vaprio d'Adda sulla riva destra dell'omonimo fiume. Nel 1945, una compagnia tedesca in ritirata, dalla riva opposta si è divertita in questo modo, pensando di stupire per l'infallibilità del cecchino o per lasciare una testimonianza. C'è sempre un cretino che inventa una guerra ed uno stupido che esegue.
Carlo Oberti
Alba Mater Intacta
Già il titolo sintetizza il concetto che sta alla base della rappresentazione del tema proposto: Mater Alba, paradosso della nascita di un figlio di Dio nato uomo (divinità che si fa umanità – primo paradosso) e nato da una donna vergine, ed “intacta” (maternità che sfocia dalla verginità-secondo paradosso).
Entrambi i paradossi vengono rappresentati unicamente attraverso precise scelte di forme e colori che nella loro essenzialità e purezza arrivano a trascendere la fisicità materica e descrittiva della maternità di Maria.
La Vergine è incavo bianco e puro, essenziale e perfetto nella sua semplice geometricità al cui centro viene collocato un uovo, simbolo insieme della perfezione, della generazione e della rigenerazione e per di più rosso, colore della passione divina.
L’opera diviene così rappresentazione non convenzionale di un insieme di molteplici paradossi che stanno alla base della fede cristiana (madre/vergine; uomo/Dio; nascita/passione; perfezione divina/imperfezione della condizione umana) ed al tempo stesso, scegliendo di rappresentare una Maria Vergine non contestualizzata e non riprodotta attraverso una corporeità umana, fa della stessa simbolo, non più solo madre di Dio ma madre dell’umanità intera.
Luigi Paracchini
Annunciazione
Il dittico verticale visualizza il ricordo dell’Angelo così come giunge dall’adolescenza, nel mistero di Maria madre del Messia e di tutti i credenti. L’opera mette a fuoco il messaggero divino che esalta la grandezza di Maria che, pur nella sua umiltà, riceve una visita tanto importante.
Nella parte superiore dell’opera campeggia l’Angelo genuflesso che annuncia ed impartisce l’ordine supremo mentre, nella parte inferiore, Maria accoglie il messaggio con lo sguardo volto allo spettatore, per renderlo partecipe ed invitarlo a seguirla nel suo itinerario di salvezza.
L’opera vuole essere un omaggio a Maria Madre di Dio anche tramite un elogio della memoria, poiché i riferimenti a Beato Angelico, Pontormo, Botticelli e Tiepolo, per citare qualcuno tra i grandi del passato che hanno prodotto mirabili opere sul tema, risultano del tutto evidenti. Ho volutamente tracciato dei segni in proposito, quali sinopie rivelatrici di immagini precedenti, con l’aggiunta di un segnale contemporaneo, disegnando con carbone delle mani su una pellicola di silicone: ponendole poi a completamento della primitiva opera insultata dal tempo, ho inteso ridarle vita.
Mani che impartiscono e mani che accolgono … per sempre.
Luciano Pea
ARA
L’opera tridimensionale vuole evocare con la sua forma sia un piccolo altare.sia un pozzo dentro il quale attingere.
I colori usati sono il bianco il blu il rosso e l’oro, spesso usati nell’iconografia tradizionale mariana, con l’aggiunta di una cera colorata con bitume (detto anticamente bitume di giudea) che simboleggia sia il legame con la terra sia l’elemento votivo della cera.
La base bianca rappresenta la spazio metafisico e sui lati porta il titolo dell’opera.
Tra la base bianca e l’ara si può intravedere un riflesso rossastro che emana da uno stacco tra le parti; rappresenta il fuoco come manifestazione e legame.
Nella parte alta si trova sospesa nel blu una formella dai contorni irregolari e dall’aspetto vitreo dipinta in rosso e oro solcata da scritte. Si possono leggere le simbologie del cerchio del fioco e della parola ma anche della caducità data dall’effetto di ghiaccio in fusione che evoca la formella.
La scritta recita: TI HO VISTO VIVERE MORENDO, TI HA VISTO MORIRE VIVENDO.
Il “paradosso” di queste parole vorrebbe mettere in evidenza il rapporto, nella cultura cristiana, tra la vita data e la vita ricevuta,nella particolare figura della madre del figlio del Dio-Creatore che crea e viene creata
Alfa Pietta
Mistero
Maria confida in Dio e si affida a Lui accogliendo nel grembo il Figlio Suo.
Con pochi segni, in sintesi formale, con colori simbolici, ho espresso il “GRANDE MISTERO”.
Giuseppe Riccetti
Maria
Realizzare l'immagine della Vergine Maria come figura paradossale che sorprenda, stupisca e riveli l'enigmaticità della sua natura è problema di difficile esecuzione. Siamo indotti ad ispirarci alle sue rappresentazioni da parte di artisti sommi del passato anche solo per rilevarne atteggiamenti, ornamenti e vestimenti. Nel mio caso prendo spunto dal manto della Madonna della Pietà di Michelangelo per ornare ed esaltare la sua figura".
Alberto Rizzini
Gratia plena
"Ho fotografato Maria l'ultima domenica di Avvento. Sullo sfondo una pianta di giuggiole carica di frutti. Piano americano. La figura è avvolta da un soffio di luce che le muove i capelli e la veste. La mano in risposta indica il cielo. Il volto sorridente esprime la sua gioiosa partecipazione al disegno divino. E' già oltre il terreno, sente che sarà Assunta."
Angelo Rossini
La Maestà
Maria, la Madre di Gesù, somiglianza dell'Infinito, è pensata mentre mostra il suo bambino ( il Gesù bambino delle icone )a chi vuole confidargli una preghiera.Ambientata su un paesaggio primaverile dove fiori e piccoli racconti la avvicinano alla semplicità quotidiana; l'immagine riecheggia le " madonnine " che hanno tradotto ai semplici il grande mistero .In cielo e nella verticalità centrale due tracce suggeriscono la storia che verrà.
Hermann Josef Runggaldier
Pietà
Il tema cristiano diventa punto di arrivo, logica conseguenza di un percorso che conosce le difficoltà del mondo, che attende, fuori e oltre la sua finitezza, una risposta; l’antico tema della Pietà in cui il corpo di Cristo proteso e irrigidito è sorretto, formando una croce aperta verso il cielo, da una Madre monumentale nella sua forza tragica
Lino Sanzeni
Maria verità di fede
Benedetta fra tutte le donne, Maria è una donna santa, ma prima di tutto è una madre, ed è proprio la dimensione umana della maternità di Maria che mi ha colpito di più. La femminilità è così rappresentata attraverso la capacità di donare la vita, una vita che a sua volta è dono di Dio, umilmente accolto e nutrito in grembo, partorito nelle difficoltà e subito accudito, curato, cullato, allattato e poi educato e accompagnato fino alla morte, perché non si smette mai di essere madri. E se alla fine di tutto ciò resta il mistero, il paradosso della mater virgo, è la ragione che ci viene in aiuto, una ratio che non si annulla, ma riconosce e contempla la verità di fede, sola ragionevole spiegazione di questa umanissima sacralità.
Sandro Sardella
Maternità, Pietà, Assunzione
Paradosso Maria… ..colei che è cara a chi “ha fame e sete di giustizia”..
Maria è protagonista consapevole del concepimento di una nuova umanità ..
Corpo spirito pensiero parole incarnate .. il divino dentro l’umano ..
il legame diretto delle donne ..
per soccorrere un’umanità che ha fatto a pezzi sé e il pianeta dove vive ..
per un accesso alla trascendenza.. oltre l’omogeneizzazione e l’indifferenza ..
.. per me un segnare nel rispetto e in un dare sensibile e carnale … ..
Enrico Savelli
La grotta
Madre cava
della notte di stelle
trasparente presepe
e tu sei l’anima immensa
che accoglie il Sole
e guarisce la pietra
Umberto Sbaraini
L'uomo paradosso davanti a Maria
Senza pianto,senza un gemito impietrita e senza una parola , Maria è ai piedi della croce ,il suo dolore si espande sull'umanità. , Il più grande dolore per una madre è accettato da lei in silenzio,suo figlio morente la chiama" donna" ,non madre e così dicendo la rende madre di ogni essere vivente non solo sua , allora sorge il paradosso per ogni essere umano e la figura stilizzata e quasi scomposta dell'opera mostra la nostra finitezza e l'indegnità di appartenere ad un amore così illimitato . Al centro della figura pulsa ancora un simbolo in oro ,è il nostro cuore ,preziosissimo dono di Dio che irradia e riceve l'amore della madre di tutti gli uomini., il tocco di blu conferma la nobiltà che appartiene ad ognuno di noi, anche il più umile personaggio. Consapevoli della nostra finitezza ,ci resta solo il gesto più bello semplice e naturale ; amare nel silenzio i nostri simili come Lei ha fatto e continua a fare con ognuno di noi.
Edoardo Stramacchia
Replicanti
La devozione popolare ha sempre avuto bisogno di simulacri della divinità davanti a cui rivolgere le proprie preghiere. Questa esigenza ha dato origine ad una pletora di varianti più o meno riuscite dell’immaginario sacro. Nella religione cattolica, a questo schema, non si sottrae la trasposizione visiva idealizzata della vergine: solo i grandi maestri però sono riusciti a non banalizzare l’immagine della madonna, coniugando sapientemente materialità e spiritualità. Nell’arte contemporanea tale sfida è resa ancor più complessa per la necessità di allontanarsi dalla tradizione per tentare nuovi percorsi.
Nell’opera che presento in mostra dal titolo “Replicanti” ho preso a simbolo la banalizzazione dell’immagine della Vergine statuina della madonna di Lourdes. La sagoma di questa statuina è replicata numerose volte al fine di raggiungere due obiettivi: il primo, restituire alla devozione una forma e non un’immagine, dato che in un mondo globalizzato ed in una religione universale una madonna tipicamente nord-europea non è forse più eticamente sostenibile. L’altro aspetto è denunciare la serialità di queste formine che speso sono prodotte in paesi che non seguono la religione cristiana ma guardano solo al lato commerciale di questo aspetto della devozione
Elisa Tajola
Terra del cielo
Maria è la terra che ha accolto la Parola, la terra offerta e predisposta all'opera di Dio: "La terra ha dato il suo frutto, ci ha benedetto Dio" (Sal 67,7). E' quindi in Maria come terra (non sono forse color terra i volti della Vergine nelle icone orientali e in molte Madonne brune dell'occidente?) che
tutta l'umanità e la creazione riconoscono il proprio destino e nel contempo vi trovano celato quel desiderio, quella sete, quella nostalgia, quell'invocazione che sono deposti nel cuore di ogni frammento di creazione.
Enzo Bianchi, Bose, 15 agosto 2000
Marco Tancredi
Semplicemente Maria
Mischiando tecniche diverse con collage di varie carte, affiorano memorie antiche, che ricollegano vari momenti e frammenti per ricostruire la vita di Maria (cartina geografica dei posti in cui visse) con una iconografia classica data dal colore azzurro che da sempre caratterizza il manto di Maria.
Tito
Pietà
E pensavo, per i miei temi, come due figure fra loro composte, consentivano di creare inesauribili architetture, ritmare degli spazi, di porsi in dialettica e di raccogliersi in comunione e se sono protagoniste di un dramma, trovavano adeguata soluzione linguistica nella aggressività espressionistica di molta ricerca del nostro tempo.
Questa mia violenza sulla materia e la traduzione che ne facevo nella vicenda drammatica della Passione, trovava un decisivo alleato nel rigetto incontenibile di tutto quanto è stato dissacrato dalla diffusa paccottiglia del sacro devozionale.
Non era quindi solo il racconto delle sofferenze di Cristo: questo racconto era violentato nella materia violentata.
Mater Dei
La Madre di Dio non è una Madonnina. Non lo deve essere nella devozione privata; non lo deve essere nel culto della Chiesa; non la si deve esprimere 2madonnina2 nell’arte. Certamente, la grandezza della Madre di Dio non sarà mai adeguatamente espressa da nessuna forma artistica. Importante che l’arte la renda attuale e riconoscibile nella cultura del proprio tempo; possibilmente nella forma più eletta di quella cultura.
Bruna Trainini
La forza della Debolezza
Quando l'apparente debolezza rivestita di grazia supera l'apparente potere
Silvia Venuti
Il Cantico dell’Incarnazione
La mia meditazione su Maria parte dalla riflessione di come Ella si rivolse ad Elisabetta, rispondendo al suo saluto, quando s’incontrarono (Vangelo di Luca I, 46-56).
Il Suo Cantico di lode e riconoscenza a Dio, il Magnificat, si può definire il Cantico sublime dell’Incarnazione. L’opera presenta le prime parole del Magnificat in una mandorla d’oro e l’Incarnazione in una mandorla trasparente ove s’intravede la figura di Cristo-Uomo con il segno della croce. La trasparenza del materiale indica il liquido amniotico della placenta e, al contempo, la dimensione trascendente. L’azzurro che raccoglie le mandorle è il profondo colore che si perde all’infinito e il più immateriale: esprime purezza, vacuità, eternità. E’ la matrice attraverso cui irrompe la luce d’oro cioè il divino.
La forma della mandorla indica lo spirituale e l’essenziale: nelle decorazioni medioevali aureola la figura di Maria e di Cristo nella loro gloria immortale. E’ il mistero della luce, l’oggetto della contemplazione, il segreto dell’illuminazione interiore e quindi simbolo di dualismo e unità armoniosamente fusi.
Nicola Zaccaria
Janua coeli
Proseguendo la riflessione su Maria nella Chiesa come Janua coeli, ho pensato di lavorare sullo spazio sacro: il monastero di San Salvatore in Cemmo mi ha dato notevoli spunti. L’austerità di questa pieve romanica inserita in una cornice ambientale di grande suggestione, l’assenza di turisti vocianti, il silenzio avvolgente…Mi ritrovo sul sagrato, solo…Davanti a me un portale di legno massiccio che conserva indelebili i segni del tempo, le ante si aprono lentamente… Cosa vedono i miei occhi? Il lungo corridoio della navata centrale accompagna il mio sguardo all’altare e al di sopra un crocifisso ligneo appeso; la luce che filtra dalle tre monofore dell’abside ne mette in evidenza il profilo e illumina la mensa. Il mio sguardo torna al portale d’ingresso: Maria Janua coeli …Il simbolo della croce in rilievo sul pannello ligneo di destra ricorda il sacrificio di Gesù, il dolore incommensurabile per la morte del figlio: è Maria che porta con sé e su di sé il peso di questa sofferenza e nello stesso tempo ci svela la via della salvezza, ci conduce a Dio. Agli occhi del fedele che sta sulla soglia è un chiaro invito ad avanzare, ad entrare nello spazio sacro, lasciandosi alle spalle il buio: ad andare oltre, a camminare verso la Luce.
Mater Dei, Lux diei, Janua spei
Una porta in ferro, chiusa. Una trama di croci ne percorre entrambi i pannelli in modo equilibrato e regolare e fa entrare all’interno la luce di una splendida giornata di sole. Sul pavimento il riflesso delle piccole croci illuminate mi attira. Mi trovo nel mausoleo di Teodorico, al primo piano, dò le spalle alla vasca di porfido che in origine dovette contenere le spoglie del grande re goto e mi soffermo davanti a questa porta: la luce con forza e insistenza penetra attraverso le fessure nell’ambiente buio e silenzioso e lascia un segno; un bel gioco di forme, un piacevole effetto che attira il mio obbiettivo.
A distanza di tempo, la riflessione scaturita dall’incontro spirituale degli artisti incentrato sulla figura della Vergine, mi ha portato a riguardare queste immagini e a vedervi qualcosa di nuovo: Maria nella Chiesa come porta del Cielo, Janua coeli, colei che porta in grembo il figlio di Dio, luce del mondo e lo dona all’umanità intera, all’umanità di duemila anni fa come all’umanità di oggi. Una porta in ferro, resistente e pesante (mi ha ricondotto alla forza di Maria ai piedi della croce che ci racconta lo Stabat Mater) che ricorda, attraverso l’iterazione del simbolo della croce, il sacrificio della Passione e della morte del figlio e poi la luce, una luce insistente, decisa, che vuole sconfiggere il buio di una stanza sepolcrale: è la luce della Resurrezione, di Gesù – vita che trionfa sulle tenebre e porta speranza agli uomini. Quella stanza sepolcrale siamo noi, afflitti e scoraggiati nei dolori e nei dubbi quotidiani che ci attanagliano: Maria, Janua coeli, ci illumina, ci porta luce e speranza attraverso il suo segno-presenza legato al mistero divino. E il riflesso di quelle croci sul pavimento diviene così metafora di un dialogo, di una comunicazione tra Cielo e Terra, tra Divino e Umano: Maria, Janua coeli, è la porta attraverso cui Dio entra in noi, nei nostri cuori.