Dolomiti Contemporanee: il punto di vista mobile di Gianluca D'Inca' Levis:

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Abbiamo contattato Gianluca D’Incà Levis, ideatore di Dolomiti Contemporanee, curatore di Progettoborca, direttore del Nuovo Spazio di Casso. Gli abbiamo chiesto di parlarci di Dolomiti Contemporanee e dell’importanza del suo ruolo relazionale con gli artisti in generale e con i giovani in particolare.

Un punto di vista di un’esperienza dentro e fuori il “sistema” dell’arte.
Ci ha anticipato in esclusiva il format dei progetti futuri
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Il nostro è un punto di vista mobile, direi, che vien compreso bene da chi non sta fermo.

La cultura è mobilità, di concetti e di forme. Se si viene in Dolomiti Contemporanee (DC), si scopre che – certo – ci sono montagna, siti caratterizzati, contesti specifici, verticalità esplorative, e tutta una serie di stimoli potenti (cervi vivi: cristopher): ma che tutto ciò è applicato in modo non meno universale di un’idea, nella quale ogni particolarità non è altro che un agente eccitante, che muove la forma dell’idea, il farsi dell’idea: e le idee son sempre diverse in volume (forma-sostanza), e perfettamente uguali in potenza, in ogni dove, o almeno laddove l’uomo sia ancora in grado di pensare autonomamente.

In questo senso, direi che DC è quasi un progetto atopico, aspecifico: non le Dolomiti, ma la ridefinizione di Spazi e Paesaggi.

Credo che la funzione principale di un progetto come DC sia quella di essere un ponte, un ponte critico, e perfino polemico, che però ha principalmente attitudini di costruzione e collegamento, tra cultura e territorio, persone e persone: attraverso l’arte, che niente è se non un meccanismo che incentiva le relazionalià.

Una sorta di libera Arma del genio dunque: si creano varchi, si elevano, o riassestano, strutture, si gettano linee di trasmissione e comunicazione. La polemica, quando necessaria, è affidata alla sezione del genio guastatori: che apre le difese chiuse degli avversari (chi è inerte, chi non intende la necessità del moto, chi è affetto da pregiudizio e passività intellettiva, chi non collabora alla riattivazione dei potenziali).

Chi fa la cultura, oggi, in Italia? I Ministri di nomina politica? La televisione? I clan del contemporaneo, coi loro magazzeni stinti e carrozzoni agonizzanti, a Milano e a Roma?

Il contemporaneo, in Italia, non è sano, non funziona, a livello d’idea, di visione generale, di prospettiva culturale e politica. Il cosiddetto sistema dell’arte fa pena, non produce qualità, non sostiene i giovani artisti, che al limite, in molti casi, spreme e getta poi presto via, obbligandoli a circospezioni avvilenti e frustranti, a strategie sorvegliatissime di collocazione e promozione del proprio lavoro: spesso, i giovani artisti, anche quelli bravi, son costretti dal sistema ottusamente mercantile a diventare dei piccoli, attenti, scaltri Machiavelluzzi, concentrati sui tatticismi scacchistici, piuttosto che non sulla sostanza del proprio lavoro. Naturalmente sto generalizzando, e vi sono situazioni positive, numerose, nel paese, ma queste non bastano a far dimenticare come il contesto generale sia necrotico e fermo: incapace di generare una prospettiva culturale.

La cultura, invece, è azionata dalle idee (mobili), non dalle posizioni acquisite (statiche).

Ed è in questo contesto patetico che è nato Dolomiti Contemporanee.

Il progetto non è altro che un cantiere continuo di sperimentazioni, artistiche, curatoriali, socio-economiche, relazionali, che aprono contesti sprangati, come lo sono i siti morti, che riattiviamo (e le teste prive d’idee).

Il progetto è un’opportunità: di entrare in aree franche e potenti (i siti spaziali che adottiamo), per lavorare al loro interno, seguendo semplicemente la logica diretta dell’essere-pensare-fare, e sperimentando continuamente sul valore delle proprie prassi e metodologie.

Dal 2011 ad oggi, DC ha ospitato, tra residenze e cantieri artistici, oltre 250 artisti. Molti di loro sono giovani. Molti sono originari dell’area triveneta, ma altrettanti vengono da regioni lontane, italiane o estere.

Nei siti-cantiere gli artisti si incontrano, e lavorano; incontrano i curatori, gli stagisti e i tirocinanti, le comunità locali, i partner di progetto, e gli altri ospiti, che continuamente vengono, a vedere e ad esplorare, e insieme ai quali, ogni giorno, si avviano progettualità artistiche e culturali. Docenti, ricercatori, giornalisti, critici e collezionisti, e uomini della cultura, legati all’arte e alla letteratura, all’economia della rigenerazione, alla sociologia, alla scienza, e a molti altri ambiti del sapere e della ricerca, si incontrano in questi spazi rinnovati, che divengono dei fulcri densi di attività, e di relazionalità, umana e culturale (le due parole coincidono, o dovrebbero coincidere).

I siti in cui viviamo, e lavoriamo, sono grandi luoghi amorfi, che furono attivi nel territorio, e non lo sono più, ma che mantengono intatto un enorme potenziale residuo, che noi consideriamo una risorsa, e che proviamo a riattivare, attraverso il cantiere di rigenerazione.

Quest’anno, i principali siti in cui opereremo sono il Nuovo Spazio di Casso, attivato da DC nel 2012 nell’area del Vajont, come Centro di Cultura Contemporanea, e l’ex Villaggio Eni di Borca di Cadore, sul quale, nel 2014, è stata attivata la piattaforma di Progettoborca.

Attività si svolgeranno anche in altri siti, sui quali ci interessa focalizzare: uno di questi è l’ex Cartiera di Vas (Quero-Vas, Bl).

Questi siti, in generale, sono luoghi che necessitano di una rivalutazione: sono beni-risorsa inerti, che vanno rimessi in moto.

Lavoreremo anche nel Comune di Forni di Sopra (dolomiti friulane), dove il 13 agosto andrà in scena la seconda edizione di Paesaggi Contemporanei, format inserito nella programmazione dei Dolomiti Days (Fondazione Dolomiti Unesco), ed inaugurato lo scorso anno con Marc Augé, che quest’anno sarà incentrato sui paesaggi economici, ed avrà tra i suoi ospiti Pier Luigi Sacco e Giannola Nonino.

A Casso, dallo scorso anno, è attivo un Concorso Internazionale, Two calls for Vajont, che, pur negli obiettivi specifici del contest, rappresenta perfettamente mentalità e modelli operativi di DC. Lo Spazio di Casso riaprirà stabilmente il 18 luglio, con la prima di due mostre (la seconda a fine agosto).

A Borca di Cadore, la stagione verrà inaugurata il prossimo 11 luglio, con un’apertura al pubblico del fantastico Villaggio di Corte di Cadore, e la Conferenza Stampa di lancio dell’intera stagione DC2015 (qui un link), che abbiamo chiamato DC Terraformazione, e il cui concept culturale è incentrato sulla fantascienza naturale, sul ricondizionamento degli spazi fisici e mentali, sulla normalità della ricerca spaziale.

Le attività a Borca proseguiranno fino a dicembre, e prevedono un programma nutritissimo, fatto di performances ed installazioni, lavori di gruppo di artisti – alcuni presenti con la formula della partecipazione nazionale (Slovenia, Germania) – e poi laboratori artistici e didattici, talk e incontri.

Tutte le attività saranno presentate nel dettaglio nel corso della Conferenza Stampa dell’11 luglio.

Le informazioni, con progetti e programmi, saranno disponibili sui websites di DC (www.dolomiticontemporanee.net; www.progettoborca.net; www.twocalls.net), e sui social media relativi.

Gianluca D’Incà Levis, ideatore di Dolomiti Contemporanee, curatore di Progettoborca, direttore del Nuovo Spazio di Casso.